Referral spam: floating-share-buttons.com e altri

Ghost referral spam - Referral fantasma Dalla fine del 2014 in poi, moltissimi siti hanno registrato un incremento di visite provenienti da strani referral.

Sono ghost referral o referral spam (diciamo, il passo prima di quel che scrivevo qualche giorno fa, a proposito della simulazione di visite organiche attraverso improbabili chiavi di ricerca tipo ghost spam is free from the politics, we dancing like a paralytics).

Perché succede? Su Moz, Jared Gardner scrive che i titolari dei domini in questione lo fanno per attirare traffico sui propri siti, indistintamente. Si vede il referral, si va a visitare il sito.

Quali sono i problemi? Tanto per cominciare, gonfiano le statistiche. E la sicurezza? Il carico sul server? La “negative SEO”? Be’, la cosa buffa è che tutte queste cose potrebbero non essere un problema. Perché a quanto pare, questi bot non visitano realmente il sito ma si limitano a generare finte visite in Google Analytics. Il che è un problema serio per Analytics, il cui prodotto è evidentemente sotto attacco.

E i problemi per il mio sito? Visto che questi referral, in realtà, non esistono e non hanno link ai nostri siti, non dovrebbero rappresentare un problema.

Posso fare qualcosa? Ci sono svariate guide che suggeriscono di modificare il file .htaccess o, se si utilizza WordPress, di implementare plugin tipo WP-BAN. Il punto è che se questi referral effettivamente non visitano realmente il nostro sito ma compromettono solamente il funzionamento di Analytics, questa “soluzione” non risolve niente.

Poi c’è la soluzione del filtro su GA, che riporta in maniera dettagliatissima Mike Sullivan.

Chiaramente, il tema va approfondito e tenuto d’occhio.

Per il momento, oltre allo spam, l’attacco sembrerebbe essere rivolto più verso Google Analytics e le sue statistiche che verso i siti “colpiti”.

Nell’immagine, alcuni dei referral fantasma registrati dal mio profilo GA.

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