Ritorno all’Università

Ritorno all'universita'

27 maggio 2015 – Ho sostenuto l’ultimo esame all’Università nel 2003, il 18 dicembre. O meglio, il penultimo. L’ultimo, in realtà, l’ho superato oggi.

Nel 2014 ho deciso che avrei finito l’Università. Avevo frequentato Ingegneria Biomedica a Genova, prima di farmi travolgere dal mondo del lavoro che volevo fare allora: la televisione (l’ho fatta e la faccio, con iK Produzioni e non solo). E poi forse il cinema (ma quello non si è ancora concretizzato), e ancora: il giornalismo (che invece si è concretizzato eccome con Blogo e non solo). Insomma, a pensarci bene, tutto ciò che ha a che fare con la comunicazione.

Cosa c’entri tutto questo con Ingegneria Biomedica è una storia troppo lunga da spiegare. Quel che posso dire è che oggi, 18 anni dopo la mia iscrizione a quel corso di Laurea che mi portava a vivere da solo, 4481 giorni dopo il penultimo esame, penso, come allora, che c’entri e sia perfettamente coerente con tutti i miei interessi e le mie passioni.

Mi mancavano sei esami, per finire, quando ho mollato per trasferirmi a Roma e cominciare un’altra vita. Ma insomma, rimaneva questo nodo sospeso e dopo undici anni ho fatto in modo di iniziare a scioglierlo. Anche perché lo dovevo a me stesso e a una persona che non c’è più. È una questione di finire percorsi, tutto sommato. Di rimettersi in gioco. Di rimettere a posto le tracce lasciate in giro.

Così ho pensato di scrivere qualche riga in merito, più per appunti personali e per lasciare una traccia per chi dovesse pensare di fare la stessa cosa che altro.

Come già per le avventure del border collie di famiglia, Lucky, e il ricongiungimento della carriera giornalistica, questa pagina sarà un diario aggiornato asincronamente.

Per la cronaca, oggi ho sostenuto Economia ed Organizzazione Aziendale. Risalire le scale che portano a Villa Bonino passando da sotto, rivedere quei posti (qualche ingresso chiuso, qualche lavoro in corso, padiglioni nuovi, volti diversi ma con le stesse espressioni) è roba da amarcord. Col senno di poi uno potrebbe pensare: avrei dovuto finire prima. Ma mi sarei perso tante cose che invece ho vissuto. Forse l’università bisognerebbe farla dopo un po’ di esperienze, chissà. Certo è che tanti anni dopo, un esame si affronta con un altro spirito – anche se la tensione, quella piacevole, c’è eccome.

Mi restano, in ordine sparso, Biochimica, Comunicazioni elettriche, Meccanica dei Fluidi, Scienza delle costruzioni e Progettazione e produzione multimediale.

Ricongiungimento della carriera universitaria

Dimenticatevi tutte quelle leggende a proposito di esborsi inenarrabili e del pagamento di tutti gli anni arretrati. Non è così. Dipende da facoltà a facoltà. Nel mio caso, ho dovuto pagare, un’unica tassa di 500 euro e poi le tasse universitarie dell’anno, una volta che la mia pratica è stata accettata. L’unico “rischio” corso è una quota di 100 euro (diritti di segreteria per la pratica, che però, una volta approvata, vengono considerati come acconto delle tasse).

Per inoltrare la domanda ho semplicemente seguito le indicazioni della segreteria. Al primo consiglio di facoltà utile, è stata approvata.

Dal punto di vista didattico ho trovato un appoggio puntuale da parte della segreteria didattica, che mi ha aiutato a prendere contatto con i docenti, con i quali – secondo le specifiche di ciascun esame – concordo via via programma e modalità per sostenere l’esame stesso.

Vivere connesso, studiare disconnesso

Per lavoro, per Blogo soprattutto, io vivo connesso.
È una situazione che a lungo andare è logorante e per preservare la vita sociale, quella sentimentale ma anche gli spazi personali sto imparando – forzatamente – a prendere dei momenti di “stacco”.

Ebbene, lo studio è diventato uno di questi momenti.

Realisticamente, non riesco a studiare in media più di una o due ore al giorno al massimo, per far fronte anche agli altri impegni di lavoro e di famiglia. Lo devo fare in momenti di bassa attività altrui – la notte è un’ottima cosa, per esempio anche se non ho più il fisico – e devo disconnettere qualsiasi strumentazione in mio possesso. Anche se la cosa diventa piuttosto scomoda perché internet è una risorsa perfetta per approfondire. Ma è anche la più clamorosa fonte di perdite di tempo che si conosca, soprattutto quando si gestisce una redazione diffusa attraverso software di messaggeria istantanea, quando lo strumento di lavoro primario è la mail, quando si lavora con le all news e con il tempo reale.

Ebbene, per studiare devo stare disconnesso ed è una sensazione positiva, di recupero dell’intimità con se stessi.

Quelle rare volte che, invece di studiare la notte, riesco ad andare di giorno in biblioteca – in mezzo a studenti ben più giovani del sottoscritto che mi guardano come una specie di alieni – e a godermi quella piacevole dimensione ovattata che non ricordavo più. Piacevole al punto che a volte, da bravo free lance senza una postazione fissa, mi fermo a lavorarci, anche, in biblioteca.

6 risposte

  1. Avatar Roberta
    Roberta

    ….staccare lo sguardo dal monitor ed indirizzarlo su di un foglio di carta è alquanto massacrante, sembra quasi una tortura, una sfida insormontabile che non dura mai più di 15 minuti..

    Spegnere tutto? non ce la faccio…..
    La notte? si studia bene perché i sensi di colpa mi assalgono per tutto il tempo perso durante il dì …

    Tanta stima per il tuo coraggio Capo!

  2. Avatar Franca
    Franca

    Grazie, ho lasciato l’università anni fa, dopo aver sostenuto 22 esami….mi mancava solo la tesi. Leggerti mi ha fatto pensare….chissà se riuscirò anch’io a trovare tanta forza. Grazie e tanta stima per il tuo coraggio.

    1. Mai escludere la possibilità del ritorno 🙂

  3. Avatar Angela
    Angela

    Ciao, ho mollato parecchi anni fa, a quota 4 esami dalla fine.. mi spaventa il carico di tasse da pagare, ora avrei più tempo per studiare, visto che la mia gamba non mi permette di lavorare di forza ahimè.. spero di farcela! Grazie per la tua storia!
    Angela

    1. Grazie a te. Non mollare, se è quello che vuoi veramente!

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