SEO

Seo: mettere le persone e i contenuti in relazione
SEO significa mettere le persone e i contenuti in relazione attraverso i motori di ricerca

Che cos’è la SEO per me?

Per me, la SEO è parte di una strategia complessa che serve a mettere in relazione contenuti e persone.

Usare la SEO nel 2023 significa sapere che

  • ci sono persone che fanno ricerche consapevoli su Google (cioè: aprono Google, digitano nella barra di ricerca una parola o una serie di parole, oppure “parlano” a Google facendo una ricerca vocale) e fanno partire la ricerca
  • quelle persone si aspettano che Google proponga loro una pagina di risultati (la SERP) che siano quanto più possibile pertinenti rispetto alla loro ricerca
  • se sai produrre contenuti che le persone troveranno pertinenti e non deludenti, se non tradirai la promessa fatta alle persone che ti trovano in uno snippet, se saprai diventare la fonte primaria degli argomenti che tratti, allora avrai probabilità non solo di posizionarti bene su Google, ma anche di attirare sui tuoi contenuti persone realmente interessate a quel che fai
  • l’avvento delle macchine generative come ChatGPT e gli esperimenti di BING con “Sidney” dentro a Edge segneranno una nuova evoluzione dei motori di ricerca, che diventeranno sempre più motori di risposta

SEO: il significato dell’acronimo

SEO è un acronimo inglese che sta per  Search Engine Optimization (o, nella sua versione evoluta, che è quella che preferisco, Search Experience Optimization). Significa, dunque, letteralmente, ottimizzazione per i motori di ricerca.

Di cosa si tratta esattamente, visto che questa definizione l’avrai letta praticamente ovunque? La spiegazione più semplice, ai limiti del riduzionismo (forse addirittura dell’errore), che viene data addirittura da contenitori molto ben quotati come Wikipedia è questa: la SEO è un insieme di tecniche che vengono utilizzate per migliorare o mantenere il posizionamento di pagine web sui motori di ricerca (si legga, trovandoci in sostanziale regime di monopolio, per migliorare il posizionamento su Google(*)). Qui però, vedremo che le cose sono molto più complesse di così.

Alle persone che si approcciano alla SEO fa piacere quando si dice loro che esistono poche regole da seguire, che ci sono dei campi da compilare, che è tutto molto meccanico (e difficilissimo, ma comunque meccanico).

Il piacere sotteso da questo tipo di informazioni è enorme: se so che devo seguire una serie di regole complessissime, comunque ho l’illusione di potercela fare, di poterci arrivare anch’io.

Ma se, al contrario, arriva qualcuno a dirmi che la SEO è uno strumento relazionale, che mi serve per capire il cosiddetto customer journey, che non esiste il SEO copywriting, che non ci sono regolette o trucchi alchemici da seguire, ecco che le cose si fanno molto più complicate.

Qui ci piace la complessità, quindi la strada piena di regole ma tutto sommato semplice – ammesso che esista – non la prenderemo in considerazione. Prenderemo in considerazione, invece, qualcosa che ha fortemente a che vedere con le persone.

SEO friendly: ma cosa vuol dire?

Ancora oggi mi capita che qualcuno mi chieda cose tipo «Esistono tool per ottimizzare testi SEO friendly?».
Quando capita, devo ammettere che rimango spiazzato. Che vuol dire SEO friendly?

Per essere “amichevolmente” SEO, una pagina si deve far leggere in maniera facile anche dalla macchina. Questa pagina, per capirci, si fa leggere in maniera facile dalla macchina. Altrimenti non avrebbe questo posizionamento su Google per la keyword “SEO” e altre keyword correlate.
Ma non ci sono trucchi che riguardano il testo: il testo è scritto per esseri umani, persone interessate alle tematiche relative alla SEO, al modo in cui la faccio, a come ottengo risultati.

“Fregare l’algoritmo” non vuol dire fare SEO

Ci sono tanti equivoci rispetto alle attività di un SEO. Il principale – colpa anche di un certo tipo di offerte di mercato e del gap di conoscenze fra clienti e fornitori. Fortunatamente, questo gap si sta riducendo – è quello di ritenere il SEO come una specie di tecnomago che sa dove mettere le mani per farti fare un sacco di click sul tuo sito. Per fregare l’algoritmo. Effettivamente, tutta una serie di strategie becere di posizionamento hanno funzionato nel tempo e funzionano ancora, in meri termini volumetrici. Ma se hai un progetto di inchiesta che parla del medio oriente, vorresti click (traffico) di persone che cercavano le ultime notizie su Ronaldo alla Juventus? Se hai un e-commerce che vende prodotti di bellezza, vorresti click (traffico) di persone che si interessano a scommesse calcistiche?
In generale, vorresti click di persone che non sono interessate a te e non lo saranno mai? Vorresti clienti vegani in una steak house?

La risposta è abbastanza scontata.

Eppure si spreca un sacco di tempo a cercare di fregare l’algoritmo.

Semplificando, è come avere un ristorante e investire tempo e budget per far scrivere recensioni false su Tripadvisor per magnificare le doti culinarie dello chef del tuo ristorante e per denigrare tutto quel che capita dei ristoranti tuoi concorrenti anziché sbattersi a cercare di migliorare il servizio, la cucina, l’ambiente, il rapporto con i clienti.
«Così verranno tutti da me», ti dici, «se sono al primo posto della mia zona». Sì. Verranno tutti da te e poi scopriranno che le recensioni erano false e ne scriveranno di vere. Non era meglio lavorare sul prodotto, anziché sui modi per fregare l’algoritmo? (ebbene sì: è un motore di ricerca, e dunque si fa SEO anche su Tripadvisor!).

Fregare l’algoritmo è una stupidaggine.
Avere gente interessata a come si vedono le partite in streaming mentre ambisci a fare il giornale digitale alto e ben posizionato dal punto di vista del percepito è una stupidaggine.

Una stupidaggine figlia di equivoci o di modelli di business sbagliati o semplicemente antiquati.

La SEO e le persone

Un modo non riduzionista di approcciarsi alla SEO è, tanto per cominciare, la sana abitudine a cominciare a pensare al motore di ricerca come a una piattaforma che viene utilizzata da esseri umani. Non esistono SERP – cioè pagine di risultati di ricerca – se un essere umano non ha fatto una ricerca. Magari ti sembra una banalità. Ma dopo anni di lavoro ho capito che quando vediamo un picco di traffico su uno strumento di analitica digitale, quando vediamo i numerelli su un file excel, ci dimentichiamo che quei numeri, quei picchi, quei grafici sono degli esseri umani.

Esseri umani che, nella maggior parte dei casi, non conosciamo. E che, esprimendo i loro bisogni consapevoli su Google, facendo domande a Google (usando il linguaggio naturale o ricerche per keyword tipo “telegramma” o usando le funzioni di ricerche vocali) si aspettano di trovare contenuti che rispondano alle loro domande.

Qualche domanda sulla SEO che ti interessa

Se vuoi, qui di seguito c’è un breve questionario per aiutarmi capire cosa ti interessa davvero sapere sulla SEO. Puoi compilarlo (anche anonimamente) oppure, semplicemente, continuare a leggere.

 

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SEO: un’intervista che mi hanno fatto

La SEO non è morta. Il mio approccio

Al di là del significato che si dà all’acronimo e di cose che vengono dette di tanto in tanto a mo’ di slogan, la SEO non è morta. In un contesto di enorme sovraccarico informativo, anzi, saper utilizzare tecniche che consentano a lettori occasionali o comunque a utilizzatori di motori di ricerca di entrare in contatto con i nostri contenuti è fondamentale.

Il mio approccio alla SEO è all’80% empirico e per il 20% si basa su studio di svariate fonti (fra cui quella primaria: Google, con tutte le sue modifiche all’algoritmo). La parte empirica è fondamentale, perché senza di essa non potrei testare le teorie che formulo. La maggior parte di esse si sono consolidate lavorando su TvBlog, il blog televisivo più importante in Italia, che ho fondato nel 2005.

Da giugno del 2012 sono diventato direttore di Blogo.it e ho affinato le tecniche lavorando sostanzialmente su tutta Blogo. Poi ho iniziato a testare le mie teorie sul sito che stai leggendo in questo momento e su altri progetti.

Per me la SEO non è niente di “sporco”, non riguarda lo scrivere per formule prefissate e e non considero nemmeno lontanamente praticabili le tecniche black hat, perché non avrebbero senso nel mio lavoro, visto che mi occupo di contenuti.

Il mio approccio alla SEO consiste nel mettere al centro le persone, i lettori-che-cercano-su-Google e, occupandomi di SEO per siti di informazione (che fanno parte, peraltro, di una testata registrata) considero le tecniche di posizionamento come un punto di partenza essenziale per attirare lettori “organici” su “pagine d’atterraggio” che devono avere, sostanzialmente, una caratteristica imprescindibile: devono rispondere alla domanda dei lettori-che-cercano-su-Google e mantenere la promessa che si fa loro.

Allora la SEO morirà?

Assolutamente no.

Su Quora, a febbraio del 2017, è apparso un bel pezzo di Neil Pater in cui si chiarisce – anche in inglese, per gli amanti di ciò che proviene da altre lingue e possibilmente da oltreoceano – che la SEO è qui per restare.

Perché tutte le grandi piattaforme, per esempio, hanno sviluppato al loro interno dei motori di ricerca (ecco perché si può parlare, in senso lato, di SEO anche su Facebook). Perché la sovrabbondanza di contenuti richiederà sempre motori di ricerca per orientarsi al loro interno.

Più che altro, quel che perderà sempre più valore nel tempo sono le tecniche black hat SEO, perché le white hat sono quelle che generano vero valore per le persone. E questo, in termini di economia emotiva, di relazioni, di rapporti fra produttori e consumatori (in qualsiasi ambito) è il vero valore aggiunto.

14 idee SEO per la tua strategia

Questi 14 punti rappresentano al meglio il mio approccio alla SEO:

  1. Pensa alle persone
  2. Pensa “integrato”
  3. Usa Google (e altri motori di ricerca)
  4. Pensa ai tuoi contenuti “pilastro”
  5. Semplificati la vita
  6. Semplifica la vita a chi ti legge
  7. Fai bene il menù e il footer del tuo sito
  8. Organizza bene i contenuti
  9. Produci contenuti per le persone
  10. Usa i link per migliorare l’esperienza delle persone: i link sono una promessa e rappresentano un rapporto di fiducia con la risorsa linkata
  11. Dimenticati delle formulette e dei format che funzionano per tutti: non esistono
  12. Fai manutenzione dei contenuti che invecchiano
  13. Fai meno, fallo meglio
  14. Punta alla massima ecologia dell’ecosistema in cui lavori

La SEO come strumento relazionale

In generale, nell’approccio che propongo a chi lavora con me, la SEO è uno strumento di relazione fra personecontenuti. Si tratta di un approccio molto più ampio del ridursi a chiedere o offrire una lista di keyword su cui lavorare e fare promesse più o meno mantenibili sul posizionamento in SERP.

È una proposta di lavoro che illustra le potenzialità della SEO come ricerca di mercato, come attività per comprendere il proprio pubblico e per realizzare contenuti che possano essere quelli giusti per il proprio pubblico di riferimento.

Contenuti che poi, con una guida integrata alla realizzazione di un piano editoriale integrato, troveranno la possibilità di essere declinati anche attraverso le piattaforme social, per esempio. Integrazione è la parola chiave, nel digitale.

La guida SEO di Google

L'indice della Guida all'Ottimizzazione per i Motori di Ricerca (SEO) di Google
L’indice della Guida all’Ottimizzazione per i Motori di Ricerca (SEO) di Google

Non si può negare che la SEO sia anche una disciplina tecnica. Per esempio, per completare il mio percorso di formazione ho deciso di seguire i corsi di Enrico Altavilla, grazie ai quali ho avuto la possibilità di consolidare la componente tecnico-informatica della SEO.

Una delle letture imprescindibili, la cui diffusione dovrebbe sgomberare il campo da svariati equivoci nel campo di questa disciplina, è la Guida SEO di Google (pdf).

In questa guida, da Google, che ha tutti gli interessi a far si che l’architettura dell’informazione e l’organizzazione della medesima siano ottimizzate su tutti i siti del mondo, otteniamo una serie di informazioni su questioni che sono spesso immotivatamente oggetto di dibattito nel mondo della SEO. Si parla di:

  • Concetti base
    • Titoli di pagina
    • Meta tag description
  • Struttura del sito
    • struttura degli URLsemplicità di navigazione
    • uso delle immagini
    • uso dei tag heading
  • Ottimizzazione del contenuto
    • contenuti e servizi di qualità
  • Ottimizzazione per i crawler
    • uso efficace del robots.txt
    • uso corretto del rel=”nofollow” per i link che lo richiedono
  • Ottimizzazione per il mobile
  • Promozione del sito
  • Strumenti di analisi del sito

Si tratta di una lettura propedeutica a qualsiasi operazione SEO che si possa immaginare su un sito (e in realtà dovrebbe essere propedeutica per chiunque lavori con i contenuti digitali). Aver presente quel che c’è scritto in questo pdf da 32 pagine consentirebbe a molti di risparmiare investimenti sull’ottimizzazione basica e di concentrarsi, invece, su un approccio alla SEO non riduzionista.

Segnali di posizionamento SEO

In un giorno di grande stanchezza per la quantità esorbitante di fuffa ho scritto un pezzo dal titolo “acchiappaclick”: I primi due segnali di ranking su Google svelati. Il fatto è che il pezzo mantiene quel che promette. Non ci sono balle e ci sono veramente le uniche due cose che contano davvero per Google, i due macro-insiemi sui quali bisogna concentrare i propri sforzi e le proprie energie per migliorare: contenuti e lettori.

Ottimizzazione SEO come asset

Lavorando con un cliente mi è capitato di fare questa conversazione:

«D’altra parte», mi ha detto lui, «la consulenza SEO non è di certo un asset, e si esaurisce qui e ora».
«Eh, no», gli ho risposto, proseguendo così: «Se lavoro bene per te in termini di ottimizzazione SEO in realtà ti sto aiutando a produrre una serie di contenuti mirati, meno e fatti meglio, che rimangono a generare risultati sul lungo periodo. Le foto, i testi, i video, sono tutti asset della tua azienda e anche la consulenza SEO che ti faccio si trasforma in asset se fai in modo che i procedimenti che seguiamo diventino cultura condivisa all’interno dell’azienda».

In questo scambio che per me era assolutamente scontato si annidano molti degli equivoci che si sono susseguiti negli anni sul lavoro che si fa per garantire a un sito un’adeguata visibilità organica.

L’equivoco fa parte anche di una tendenza diffusa a costruire piani editoriali fatti di contenuti prodotti in massa, senza alcun obiettivo globale, solo per il fatto che si devono “centrare” i “search intent” o coprire le query.

Libri sulla SEO

Non è facile dare consigli sensati su una bibliografia SEO. In italiano mi sembra che il testo migliore sia SEO e SEM. Giuda avanzata al web marketing di Marco Maltraversi. Se vuoi un approccio alla SEO più “umanistico” c’è anche il mio DCM – Dal giornalismo a digital content management (si parla anche di molto altro. Il capitolo sulla SEO, così come quello sui social, è per tutti, non solo giornalisti. Il giornalismo è il mio punto di partenza perché è la mia prima professione. I link rimandano al programma di affiliazione di Amazon Italia. Significa che se acquisti, una percentuale della transazione viene riconosciuta a me, mentre a te non cambia nulla).

La SEO su Wolf

Su Wolf, la newsletter edita da Slow News e realizzata in collaborazione con Mafe de Baggis e Filippo Pretolani, dedico spesso scritti alla SEO, offrendo anche micro-consulenze agli abbonati, on demand. Se vuoi provare l’unica newsletter italiana che offre soluzioni ai professionisti dell’informazione e della comunicazione, abbonati!
Fra le altre cose, ho preparato un quaderno di Wolf sulla SEO, disponibile per tutti gli abbonati. Spinto poi dalle domande della community di Wolf, ho creato un quaderno SEO avanzato, che contiene un approccio molto umanistico alla disciplina e molto integrato con altre tecniche volte a soddisfare quanto più possibile le esigenze di chi naviga in un sito, secondo un approccio che prende a prestito dal design thinking il concetto di centralità delle persone.

Strumenti SEO

Anche se il mio sforzo principale è quello di convincere tutti che abbiamo già installato nel nostro hardware il più potente strumento SEO che si possa immaginare (il cervello), è ovvio che si possano e si debbano usare strumenti che agevolino il lavoro. Sono i famigerati tool.
Io non mi occupo direttamente della parte informatica e di sviluppo (in quel caso preferisco rivolgermi a qualcuno che abbia competenze più solide delle mie), ma lavoro concretamente per tutto ciò che si può definire SEO editoriale.

I due strumenti che uso di più sono Keyword Researcher e SeoZoom(**). Il primo è uno strumento potentissimo per la ricerca di parole chiave, soprattutto di coda lunga. Purtroppo non gira su Mac, così ho dovuto “virtualizzare” Windows per poterlo usare.

Il secondo è un ottimo strumento di analitica (soprattutto per il mercato italiano, visto che è un prodotto italianissimo), che utilizzo per gli scopi più disparati (dalla verifica sommaria dello stato di salute di un sito fino alla realizzazione di piani editoriali).

Come si scrive per la SEO

Il SEO Copywriting non esiste. Diffida di chiunque venga a insegnarti come si scrive per Google o ti parli di linguaggio SEO o altre amenità. Esistono tecniche e regole che Google esplicita chiaramente nella sua guida e buone pratiche che derivano dallo studio del funzionamento di Google e dal modo in cui viene usato dalle persone. Poi esiste la scrittura.

Che deve essere efficace, in primo luogo, per le persone che fruiscono dei contenuti. Non è una banalità, è un concetto di fondamentale importanza.

Fare SEO oggi significa pensare a un ecosistema complesso, non fissarsi su qualche parola da mettere per forza di cose dentro a una pagina.

In prima pagina su Google per la keyword SEO

La pagina che stai leggendo si è posizionata in prima pagina su Google per la keyword SEO ad aprile del 2017, nell’ultima posizione organica disponibile.

Il risultato è frutto di produzione di contenuto editoriale e di pazienza: per ottenere risultati SEO ci vuole tempo. In questo caso ci sono voluti tre anni.

Non è una pagina ad alto traffico, ovviamente. Qui sopra vedi il grafico di Google Analytics degli accessi da Google su questa pagina. Parliamo di circa un accesso al giorno da marzo (in alcune zone in Italia era già arrivata in SERP). Nel 2018, in seguito a una serie di aggiustamenti in SERP e di test vari – e probabilmente anche per il fatto che questo contenuto non è stato aggiornato a dovere e che ho fatto un errore postdatandolo – il mio risultato in SERP ha cominciato a peggiorare, dopo un bel picco di posizionamento a luglio.

Allora ho deciso di fare un esperimento radicale e ho cambiato il titolo HTML della pagina, da un super-SEO oriented SEO | Cos’è, come si usa, a cosa serve in un titolo HTML molto più umano: SEO, o l’arte della relazionalità sui motori di ricerca.  Il tracollo in terza pagina avviene proprio in concomitanza di questo cambiamento. 

Dopo un paio di settimane, qualcosa sembra cominciare a smuoversi, anche se è presto per fare delle valutazioni.

Tant’è, dopo il picco super-negativo ora sembrano esserci dei miglioramenti. Va anche detto che in generale un po’ tutto il sito ha risentito, probabilmente, di una mancanza di pubblicazione.

Le cose non sono migliorate con il passare del tempo, finché non ho deciso di rivedere un po’ tutta questa pagina, aggiornarla, attualizzando un po’ i contenuti e aggiungendo alcuni paragrafi che mi sembravano interessanti. La penultima operazione d’aggiornamento per proseguire in questo test, l’ho fatta il 6 settembre del 2019. Ho nuovamente cambiato il titolo html e la descrizione, questa volta usando una frase un po’ più canonica per il titolo html e un sommario più editoriale. Senza perdere di vista il concetto fondamentale: scrivo per le persone.

Così, il titolo HTML è diventato “SEO: cos’è e come si usa in maniera consapevole e complessa”. E il sommario è: «Qui trovi un approccio non riduzionista alla SEO. Si colloca all’interno di una strategia di comunicazione che usa i motori di ricerca come piattaforma relazionale».
Ci fossero altri caratteri a disposizione preciserei che tutto il digitale è una piattaforma relazionale. 

Il 25 settembre le cose hanno cominciato a smuoversi di nuovo. Il 1° ottobre del 2019, eccomi di nuovo in prima pagina per la keyword SEO.

Questa è la schermata della search console che fa vedere le fluttuazioni degli ultimi 16 mesi.. Effettivamente mi ero riaffacciato in prima pagina anche in primavera, ma non c’erano stati poi seguiti interessanti.

Da settembre 2019 le cose sono andate avanti bene, come mostra questa schermata di SEO Zoom: significa che l’ottimizzazione della pagina dà i suoi frutti, su un argomento così competitivo, solo se continuo a lavorarci. Significa che in un’era in cui Google cambia profondamente non ci si può permettere di fare contenuti che non siano attuali e di grande impatto. Significa che bisogna diventare fonti e pensare alle persone e a quel che cercano e a quel che si aspettano di trovare.

Siccome però questi posizionamenti non si mantengono se non ci si lavora e nel 2020, complice il lockdown e il grande lavoro di riprogettazione delle mie occupazioni e prospettive lavorative, non ho avuto molto tempo da dedicare alla cura di questa pagina, ecco che all’inizio del 2021 sono ripiombato nel limbo orribile della seconda pagina di Google. Guarda quant’è impietosa la Search Console nel ricordarmelo.

Qual è la lezione? Be’, se ce n’è una è che in un mercato competitivo, se vuoi mantenere un posizionamento organico all’altezza di quello che sai fare o che dici di saper fare, devi lavorare sempre, non puoi mai lasciare alla bontà dell’algoritmo (e della concorrenza) la posizione che hai faticosamente acquisito.

Il che non significa produrre-produrre-produrre. Significa manutenere, aggiustare, migliorare, ottimizzare, far crescere in maniera naturale, umana, organica.

Cosa succede quando non aggiorni?

Succede che la concorrenza ti supera. Al 27 febbraio 2023, questa pagina, che non ho più curato per motivi lavorativi, è diventata una risorsa poco pregiata, nonostante tutto.

La SEO e l’algoritmo di Google

«Come ti accorgi di un cambiamento dell’algoritmo di Google?»
È una domanda che mi hanno fatto in uno dei miei corsi di formazione.
La risposta è che vedo le fluttuazioni dei dati organici, ovviamente. Alcuni siti ne beneficiano, altri meno. Ma è una risposta parziale. La verità è che da parecchio tempo imposto le mie strategie SEO puntando tutto sul piano editoriale e sul rapporto con i lettori e pochissimo sull’ansia per il cambiamento degli algoritmo. Un buono strumento è la timeline di MOZ, che probabilmente conoscerai.  Ovviamente è una timeline che tiene conto dei macro cambiamenti e non dei piccoli aggiustamenti alle varie parti che compongolLa SEO e la lead generation

Con il passare del tempo, ho capito che se una volta – quando lavoravo per un editore il cui unico modello di business era far fruttare il click con i banner – il mio compito come SEO era ridotto a dragare traffico in tutti i modi possibili, quell’approccio era estremamente riduzionista.

Mi sono reso conto di quanto fosse deleterio parlare di “traffico” e di “utenti”, anche se sono termini usati nel linguaggio tecnico, e di quanto sia, invece, importante ricordarsi che abbiamo sempre a che fare con persone. Per questo il mio approccio alla SEO è diventato fortemente relazionale e per questo uno degli obiettivi strettamente correlati a qualsiasi strategia di cui mi occupo – non solo SEO, dunque – è orientata a produrre per le persone che seguono il mio approccio lead generation. Contatti. In altre parole, ad accorciare i gradi di separazione fra chi produce e pubblica un contenuto e chi ne fruisce, secondo i principi del contenuto-attrattore.

Fare SEO per la posizione zero

Google spesso fa scelte che modificano le proprie SERP e che propongono i risultati in maniera diversa. Il caso della posizione zero, o snippet in evidenza, o featured snippet, è uno di questi.

Dal ventitré maggio del 2017 mi sono accorto che la mia pagina dedicata al piano editoriale è diventata, per un po’, posizione zero per la query  piano editoriale.

Ovviamente c’è già chi, fra i SEO, promette di raggiungere quella posizione privilegiata. In realtà non si può promettere un bel niente. Nel mio caso, per esempio, pur mantenendo la sua bella posizione in SERP, dopo un mesetto la pagina ha perso la posizione zero a beneficio di altre, che si stanno susseguendo.

Le strategie che propongo, che partono dal concetto di SEO come strumento relazionale, non possono in alcun modo garantire risultati analoghi. Ma ciò di cui si può essere sicuri è che se impariamo a pensare ai nostri contenuti per essere unici, originali, pensati per lettori realmente interessati, allora questi contenuti, se ben organizzati e ben strutturati, prima o poi verranno premiati anche da Google. Come in questo caso.

Si tratta di una funzione che Google spiega bene nella sua guida, anche se possiamo desumere dalla query che ti mostro come caso di studio che in realtà non è necessario che ci sia una ricerca sotto forma di domanda esplicita ma è sufficiente che una persona faccia una ricerca su Google che Google può interpretare come domanda implicita.

SEO e marketing

Giocoforza, la SEO è entrata a far parte del mondo del marketing. Il motivo è molto semplice: persone vere, su Google, fanno ricerche vere. Queste ricerche corrispondono a bisogni reali e consapevoli e contengono, dunque, una quantità spropositata e importantissima di dati che ci aiutano a conoscere quelle persone. E che possono agevolare il processo di proposta verso quelle persone di servizi o prodotti. Ecco perché fare SEO significa anche fare marketing.

SEO e content marketing

Più propriamente, la SEO è un elemento essenziale di una strategia di content marketing. Non potrebbe essere altrimenti, visto che la SEO è uno strumento relazionale, come abbiamo visto, che serve a mettere in relazione persone e contenuti. Se produci contenuti gratuiti interessanti per un lettore che potrebbe diventare tuo cliente, per esempio, poi potrai provare a convincere quel lettore ad usufruire di un tuo servizio. Anche questa pagina è un esempio di content marketing. È content marketing per me stesso e per le mie attività di consulenza.

In quanto tempo si ottengono risultati SEO?

L’andamento della keyword “piano editoriale” secondo SEOZoom. Cinque mesi per consolidarsi in prima pagina su Google e poi il resto.

Ci vuole il tempo che ci vuole. Ragionevolmente, bisogna essere capaci di aspettare prima che la SEO funzioni. Nell’immagine qui vedi come SEOZoom ha registrato l’andamento della mia pagina sul piano editoriale. Da luglio, al netto di un picco, bisogna aspettare novembre prima che si consolidi in prima pagina su Google. Poi sale, si piazza in quarta posizione e poi ci rimane per svariate rilevazioni successive. A marzo si fa vedere in terza, riscende, torna in terza. Da maggio è nella “posizione zero”. Undici mesi per ottenere il miglior risultato possibile, che porta sul mio sito pubblico qualificato (questo è l’unico obiettivo sensato da perseguire!).

SEO e assistenti personali, tipo Google Home

Come cambiano la SEO, oggetti come gli assistenti personali, tipo Google Home?
Il fatto che esistano oggetti del genere, in grado di comprendere con tutta una serie di frasi preimpostate, ricerce (ovvero domande) fatte in linguaggio naturale, non fa che guidarci verso una duplice strada.
Da un lato, c’è la necessità di scrivere sempre meglio e con un linguaggio naturale sempre più naturale i contenuti. E quindi, finalmente, di liberarci di quei concetti vetusti e fuorvianti come la keyword density.
Dall’altro c’è la progressiva trasformazione di determinati contenuti, quelli che rispondono a domande dirette “semplici” (ad esempio: quanto dista la Luna dalla Terra), ai quali gli assistenti personali sono in grado di rispondere – proprio come il knowledge graph di Google – in tempi rapidissimi e con massimo soddisfacimento di chi ha effettuato la query.

SEO e le ricerche vocali

Gli assistenti personali di cui abbiamo parlato si basano sulla comprensione delle ricerche vocali. Nel 2017 ci sono state 33 milioni di ricerche vocali. Il numero è ridicolo rispetto alle ricerche complessive che vengono effettuate nel mondo ogni giorno. Ma secondo Cortana, per esempio, nel 2020 il 50% di tutte le ricerche che verranno effettuate sarà vocale. La previsione può sembrare un po’ ottimistica, nel 2018, ma sicuramente il dato è in crescita e non si può non tenerne conto.

SEO e Search Console

Visto che abbiamo parlato di Search Console, forse può essere interessante dare un’occhiata insieme alle keyword contenenti la parola “SEO” per cui, secondo lo strumento offerto da Google, questa pagina è posizionata.

QueryPosizione
media
Note
seo giornalismo3La pagina meglio posizionata è
quella specifica, dedicata al
giornalismo SEO
proposta seo4,5
linguaggio seo6
seo8
seo seo9,5ma perché? Trentaseo?
seo wikipedia10
contenuti seo10

In tutto, questa pagina risulta posizionata su Google per 26 keyword che contengono la parola SEO. Tutto il mio sito risulta posizionato su Google per 208 keyword diverse contenenti la parola SEO. Fra le più interessanti a mio modo di vedere ci sono piano editoriale SEO e Facebook SEO. Rimandano a due pezzi in cui parlo in generale del concetto di piano editoriale e di come metterlo in atto. E poi di come utilizzare Facebook come motore di ricerca.

Altri Risultati SEO che ho ottenuto

Visto che nei miei corsi suggerisco di diffidare sempre di un SEO che non ti mostri i risultati che ha ottenuto, ecco alcune SERP di cui mi occupo o che vengono curate con tecniche SEO editoriali dalla redazione di Blogo o da me.

Il caso di studio più interessante che propongo di solito è questo.
Giubileo (giubileopapafrancesco.it)
Il posizionamento che vedi è stato mantenuto per tutta la durata dell’evento giubilare.

Ha generato il traffico che vedi qui sotto (clicca per ingrandire)

Giubileo test SEO per Google - Dati Analytics

È il mio “cantiere” SEO a cielo aperto. Se lo guardi puoi trovarci tutte le tecniche che ho usato, desumerne il piano editoriale e verificare con mano che non c’è alcun trucco ma solo applicazione del principio fondamentale che prevede di mettere contenuti e persone al centro di un piccolo progetto editoriale. Mi è servito anche per sfatare una serie di falsi miti. Per esempio, quel sito si è posizionato così bene anche se non aveva alcun backlink quando l’ho messo online.

Alcune chiavi di ricerca di coda lunga sul border collie (ne ho uno): border collie appartamento, carattere border collie, border collie bambini (albertopuliafito.it).
Il mio sito personale, in generale, è ben posizionato per oltre 300 keyword relative al border collie. Anche se parlo di border collie su una sola pagina.
Ricongiungimento professionale giornalisti (albertopuliafito.it)

Giornalismo SEO (albertopuliafito.it)
Giornalisti imprenditori (albertopuliafito.it)
Algoritmo Facebook (albertopuliafito.it)
Tornare all’università (albertopuliafito.it)

Lavoro con molti altri clienti clienti. Fra di essi, attualmente (2020) mi occupo di posizionamento nel settore del food packaging e questo è uno dei risultati più interessanti che ho ottenuto

foodpackaging (cartariaitaliana.it)

Per anni mi sono occupato del posizionamento delle pagine dei siti di Blogo.

Mi sono occupato anche di un progetto specifico sul Fai da te fino al 7 gennaio 2021. Ho lavorato su alcune keyword specifiche tipo:

aggrappante (comefareconbarbara.it)
come decapare (comefareconbarbara.it)
come si vernicia il legno (comefareconbarbara.it)
come si fa uno stencil (comefareconbarbara.it)

Quest’ultima, per esempio, il 1 agosto 2017 era in posizione zero.

Fare SEO per la posizione zero

Poi la posizione zero è stata via via sostituita da altre visualizzazioni in SERP, ma avendo combinato il lavoro SEO on page sul sito con il lavoro SEO su YouTube, il risultato non cambia nemmeno al 7 aprile 2022 (anche se oggi non mi occupo più di quella pagina, l’ottimizzazione è rimasta la stessa).

SEO e YouTube

Ovviamente, il progetto di posizionamento per il sito sul fai da te, visto che prevede anche video tutorial su Youtube, ha richiesto anche di iniziare a studiare la SEO sulla piattaforma video di Google. I risultati sono veramente incoraggianti e li abbiamo ottenuti, fondamentalmente, seguendo le buone pratiche che applico di solito ai contenuti testuali e poi seguendo pedissequamente i consigli dei corsi interni di Google su YouTube, senza dimenticare due elementi fondamentali: le persone che fanno le ricerche e il contenuto. Che significa (anche e per esempio)

  • offrire buone descrizioni del video all’interno degli spazi appositi
  • fare un buon sommario

Il sommario, sempre per esempio, può apparire – con grande soddisfazione di chi fa la SEO e delle persone che fanno la ricerca – anche nelle SERP da mobile e persino in quelle da desktop, con una visualizzazione peculiare come quella che vedi nell’immagine sopra.

SEO su Yandex

Durante una lezione di un Master in Comunicazione e Marketing digitale in cui insegno, mi è capitata una domanda che non mi era mai stata fatta prima: una collega vorrebbe fare posizionamento su Yandex, il motore di ricerca di riferimento per il search market in Russia. Mi ha chiesto come procedere e io – fedele al primo principio dell’usa le piattaforme su cui vuoi lavorare e al secondo principio del RTFM (Read The F**king Manual – sono andato su Yandex, ho cercato guida seo yandex e ho trovato la guida all’ottimizzazione dei motori di ricerca di Yandex!

Non capendo i caratteri cirillici e il russo ho attivato la traduzione automatica e – devo dire senza troppa sorpresa –ho trovato quel che mi aspettavo di trovare.

Una guida, cioè

  • che ti sconsiglia di non utilizzare tecniche per ingannare il motore di ricerca perché «come in altre aree di attività, la pseudo-ottimizzazione alla fine perde sempre contro un reale miglioramento della qualità»
  • che si concentra sull’ecologia dell’ecosistema nel quale si opera, perché «l’ottimizzazione artificiale non porta al risultato desiderato. Anche se il proprietario del sito riesce a promuovere la sua risorsa nei risultati di ricerca per qualche tempo, le sue azioni danneggiano altre persone e l’ecologia della rete nel suo insieme»
  • che ti propone un modo per capire la differenza tra un sito di alta qualità e un sito di bassa qualità

Insomma, cambiamo mondo, cambiamo ecosistema, cambiamo lingua e persino caratteri in cui si scrive.

I principi non cambiano: persone che cercano e contenuti che vengono messi in relazione fra loro a partire dall’intento di ricerca e dal prodotto/servizio/informazione offerti. È questo che dovrebbe essere inserito in qualsiasi corso di formazione sulla SEO.

La SEO e la formazione tecnica

Tutta questa serie di considerazioni a proposito dell’importanza dei contenuti non può prescindere, naturalmente, dallo studio e dalla comprensione della componente tecnica: questo significa che è necessario aggiornarsi e formarsi. Nel 2018 ho deciso di investire in formazione partecipando all’evento organizzato da Altavilla, Serious Monkey.

La SEO e le AI

Il 1° Marzo 2023 ho fatto i miei primi esperimenti SEO sulla ricerca di BING potenziata con la AI di Open AI (un’evoluzione di ChatGPT).

(*) Ragion per cui da questo momento in avanti si dirà Google invece di motori di ricerca. Inutile fare giri di parole ipocriti, soprattutto nel mercato italiano.
(**) Nota di trasparenza: i due link agli strumenti che utilizzo rimandano a due programmi di affiliazione. Significa che se ne acquisti uno o entrambi, a te non cambia nulla e spenderai sempre la stessa cifra. A me, invece, arriva una percentuale della transazione. Nel caso di Keyword Researcher, che ha un programma di affiliazione particolarmente aggressivo, otterrei addirittura il 51% del prezzo del software. SeoZoom garantisce il 20% del prezzo dell’abbonamento che sottoscrivi.